Ciao mamme in cammino,
dopo aver parlato con tante mamme che mi hanno mostrato la loro difficoltà nel scegliere uno psicologo adatto con cui elaborare il lutto perinatale, ho deciso di rivolgermi all’esperta.
In questa intervista alla psicologa Laura Corpaccini, consulente familiare e di coppia, abbiamo chiarito alcuni concetti per capire come scegliere il proprio terapista.
Perché entrare in un percorso di terapia?
Come scegliere il terapista?
Quale approccio psicologico è il più adatto per elaborare un lutto perinatale?
Sono solo alcune delle domande che ho posto a Laura.
Qui di seguito trovate un sunto dell’intervista integrale, che vi raccomando di guardare integralmente alla fine di questo articolo.
Perché entrare in un percorso terapeutico
Ho chiesto a Laura quali sono le ragioni che spingono una persona a chiedere un supporto psicologico dopo un lutto perinatale.
Tra le mamme in lutto con cui parlo quotidianamente, molte hanno scelto di non andare in terapia.
Alcune sono state spinte da terzi a partecipare a degli incontri, altre ancora hanno iniziato un percorso di psicoterapia con anche l’utilizzo di psicofarmaci.
In che modo possiamo accorgerci che è arrivato il momento di affidarci a qualcuno di più competente per elaborare il nostro lutto?
È un percorso estremamente personale, e ogni persona in quel momento prende delle decisioni che sono il meglio per sé.
In un lutto complesso oppure quando se ne sente la necessità è bene rivolgersi ad un professionista.
Non esiste una risposta univoca, ciò che spinge o meno a entrare in terapia è la motivazione personale.
Esistono però altri casi in cui le persone care o il contesto (operatori sanitari, ginecologa etc.) possono consigliare alla madre di affidarsi ad un professionista per aiutarla nell’elaborazione.
Se la persona accetta questo consiglio si possono palesare due situazioni:
- la prima è di vivere passivamente le sedute senza nessuna intenzione di impegnarsi perché lo si fa forzatamente o per accontentare qualcun altro;
- la seconda situazione invece è sorprendente, perché inaspettatamente ci si trova bene con quel professionista e si decide di proseguire il percorso.
Lo specialista non si sostituisce alla persona che ha subito un lutto perinatale, e tantomeno alleggerisce il percorso di elaborazione. Semplicemente lo accompagna in un percorso di consapevolezza.
Laura ci parla di motiv-azione: significa che è la persona che subisce il lutto a trovare dentro sé la motivazione per chiedere un supporto nel suo percorso oppure decidere di andare avanti da sola.
Io sono una persona testarda e sarda, ma dopo aver salutato per sempre Gingy ho avuto il bisogno di fare un passo indietro.
Sentivo che ciò che stavo passando era davvero qualcosa più grande di me e quindi mi sono rivolta spontaneamente ad una psicologa.
Leggi anche: “No, non c’è più battito. La storia di Sara e Gingy“.
Come scegliere lo psicologo
Esistono delle caratteristiche oggettive che rendono affidabile un professionista?
Ci sono tanti modi per capire se un terapeuta può fare al caso nostro.
Oggi grazie a Internet possiamo accedere a tantissime informazioni tra cui il curriculum del professionista.
Inoltre sui social oggi è possibile trovare tanti psicologi che li utilizzano come canale di promozione e informazione. E seppur si tratta di una comunicazione filtrata è possibile farsi una prima impressione.
Lo psicologo deve avere due caratteristiche fondamentali:
- lo psicologo deve sapere. Cioè conoscere bene la teoria;
- lo psicologo deve saper essere. Non basta aver studiato, ci vuole carisma, personalità, empatia e anche esperienza sul campo.
Se uno psicologo è bravo a “saper essere” le persone durante la terapia se ne accorgono perché sentono che qualcosa sta cambiando.
Quando la seduta finisce si sentono in qualche modo appagate, non per forza felici. Sentono che qualcosa sta avvenendo.
E poi la prova del nove: quando vai a pagare lo fai volentieri perché senti che ne vale la pena. Percepisci il valore di ciò che hai ricevuto durante le sedute.
Una persona che si affida a un professionista dovrebbe sentirsi capita, compresa e accettata senza giudizio.
La relazione deve funzionare, proprio come in una coppia.
Come scegliere la scuola di pensiero che fa al caso nostro
Ogni psicologo utilizza un modello teorico, per esempio sistemico, cognitivista, comportamentista, rogersiano etc.
Ma nella pratica che cosa significa?
Significa che utilizzano approcci differenti nel trattare e risolvere il problema del paziente.
Per elaborare un lutto perinatale esiste un approccio più indicato?
Siamo d’accordo sul fatto che con il proprio terapeuta bisogna avere una buona intesa relazionale, e anche piacersi “a pelle”.
Ma questo non basta!
Non esiste una tecnica specifica per trattare il lutto perinatale, tutti gli approcci psicologici sono validi.
Ciò che influenza la scelta è la modalità con cui avviene la seduta.
Ci sono persone che hanno necessità di avere dei feedback dal proprio specialista e ricevere un rinforzo negativo o positivo riguardo al loro percorso.
Altre persone, per esempio, necessitano che lo psicologo gli ponga dei “limiti”.
Il modo in cui si svolge la seduta deve essere in linea con le caratteristiche della personalità del paziente.
È vero però anche il contrario, cioè che la scuola di pensiero psicologica conta poco se alla base, tra paziente e psicologo, non esiste una relazione che funziona.
Come capire quando cambiare psicologo o terminare il percorso
Alcune mamme con cui ho avuto occasione di parlare mi dicono che non si sentono capite dal loro psicologo e per questo cambiano professionista o abbandonano.
Come capire quando è tempo di cambiare?
Mai abbandonare un percorso, meglio cambiare specialista.
Se vogliamo essere accompagnate in questo percorso di elaborazione, allora è la scelta giusta!
Se non ci si sente accolti, capiti e rispettati allora è meglio cambiare professionista, trovarne uno che fa al caso vostro e continuare il percorso che vi porterà ad avanzare con successo nel percorso di elaborazione.
Perché? Perché la terapia funziona sempre se il paziente è motivato, al contrario invece bisogna cambiare psicologo se ci si percepisce fermi o non del tutto soddisfatti.
Il percorso di terapia non va avanti all’infinito, ma anzi ha un inizio e una fine ben determinata.
È lo psicologo insieme al suo paziente a concordare ogni quando vedersi, e quanto terminare le sedute.
Il percorso termina quando l’obiettivo definito all’inizio viene raggiunto.
Dopo i primi incontri conoscitivi e valutativi, sia da parte del professionista che del paziente, si entra nel vivo dell’elaborazione, per poi una volta terminato il percorso, è possibile programmare qualche seduta di follow-up.
Guarda l’intervista live a Laura Corpaccini dove risponde anche ad alcune domande in diretta.
Come per esempio: La terapia EMDR funziona nel lutto? È meglio uno psicologo o uno psicoterapeuta?
Ringrazio ancora Laura per aver trattato questo argomento e voi per la lettura di questo articolo.
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Un abbraccio
Sara
Psicologa per passione, mi occupo di sostenere persone, coppie e genitori in momenti difficili, accompagnandole nel loro percorso di crescita e riscoperta delle loro risorse.
Se vuoi saperne di più, seguimi su Instagram e su Facebook @lauracorpaccinipsicologa e sul sito www.lauracopraccini.it
🌟Guido le mamme nel percorso di elaborazione del lutto perinatale, durante la gravidanza arcobaleno e post maternità a ricreare l’equilibrio.
Camminiamo insieme oltre il lutto e verso la rinascita.
La Coach sul Lutto Perinatale
Mamma tra cielo e terra.
Educatrice del Femminile.
👁 Risvegliatrice d’intuito.
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