Disse che nulla sarebbe cambiato, ma, non appena si girò, il sole cessò di splendere.
Il cielo s’incupì e non mi restò nient’altro che un cuore distrutto, in un angolo di solitudine.
Questa frase mi rispecchia…
La mia storia inizia molto tempo fa, con una diagnosi che a vent’anni non si sente quasi mai.
“Signori voi per avere un bambino dovete ricorrere alla fecondazione assistita”.
Dopo anni spesi tra analisi, esami e tentativi arriva la mia piccola bambina.
Arriva al terzo transfert. Arriva nel momento in cui avevamo quasi perso le speranze, arriva proprio il giorno dell’8 dicembre 2019.
Quasi increduli partiamo nel nostro meraviglioso viaggio per diventare genitori (forse già eravamo genitori).
La gravidanza andava a gonfie vele
La gravidanza andava a gonfie vele, tutti i controlli erano perfetti.
Scoprimmo il sesso il 4 febbraio. Femmina!!
Il cuore era pieno di gioia, ma lo sarebbe stato comunque, stava bene, era una bambina sana…il nostro sogno stava per realizzarsi.
Noi che volevamo una famiglia, desideravamo andare a cena con nostra figlia, andare a letto insieme a rimboccarle le coperte di notte.
Alla 23°settimana il controllo di routine. Il silenzio totale, il dottore mi chiese se ero stata accompagnata, io cominciai a tremare.
Salì mio marito in un secondo.
“Forse la vostra bambina nascerà prima, non sta crescendo come dovrebbe, c’è un problema alla flussimetria”.
Inizia l’incubo
Da quel 28 aprile inizia un incubo.
Svariati controlli, mille ecografie, mille esami….Decidono di farla nascere il 20 maggio.
Sarebbe stato “troppo tardi” aspettare un altro pò, dicevano che aveva solo una possibilità, ed era fuori dalla mia pancia!
Ho avuto un rifiuto del mio corpo, mi sono sentita la donna più sbagliata del mondo, forse ad un certo punto mi sono sentita meno donna, perche il mio corpo non collaborava, perché la mia placenta aveva smesso di funzionare.
Il giorno del ricovero avevo una forte di malinconia, volevo essere incinta ancora un po’, volevo tenerla per me ancora, dopotutto ero solo alle 26°settimana.
Quando nasce mia figlia a 26+6 con taglio cesareo il mio cuore esplose letteralmente di gioia.
Mia figlia si chiama Immachiara Rita.
Pianse alla nascita, non venne intubata. Inizia la TIN.
Quando la vedemmo per la prima volta, io quasi mi inginocchiai a lei.
Lei era mia figlia. Non sembrava vero, era la mia bambina tanto amata e tanto desiderata. Ero finalmente la sua mamma.
Non c’è cosa più bella al mondo di essere mamma.
I giorni in Tin passano
I giorni in Tin passavano in fretta, avevamo solo un’ora al giorno per vederla.
L’ospedale dove era ricoverata era ad un’ora da casa nostra. Noi partivamo quasi 2 ore prima, stavo li fuori da quella porta sempre mezz’ora prima.
Avevamo paura. Il pericolo era lì …non si sbilanciavano mai.
Un giorno i parametri erano buoni, l’altro un po’ meno.
Fino al 1°giugno, dove venne intubata per un distress respiratorio.
Il mondo si stava sgretolando davanti ai nostri occhi, e noi non potevamo fare niente.
Lì inermi a guardare cosa le facevano. Le loro facce cominciarono ad imbruttirsi, la mia piccola iniziava ad avere crisi respiratorie più spesso, non sapevano più cosa fare.
La mia piccola ha combattuto per 21 giorni.
Il 10 giugno alle 20.44 indossò delle splendide alì e volò via.
Da quando hai messo le ali tutto è cambiato
Da quell’istante la nostra vita cambiò.
Sembrava che ero dentro una bolla di sapone, non sentivo niente, il mio corpo era anestetizzato dal dolore.
Il dolore era cosi forte che sembrava stessi perdendo i pezzi del mio corpo, ma non mi sbagliai… avevo perso il mio cuore.
Arrivai ad odiare tutti, compresa me. Non sopportavo più niente, non tolleravo neanche che si facesse giorno, non tolleravo perché un’ape avesse vita, perché un uccello cantava e respirava…mentre mia figlia no.
Ho dovuto affrontare il lutto in tutte le sue sfaccettature.
Il lutto più brutto, immenso e invalidante della mia vita.
Ho dovuto sforzare mezzi sorrisi, per il bene di chi era accanto a me.
Ma sapevano bene che io, giorno per giorno, morivo.
La mia faccia non è più la stessa, i miei sogni non sono più quelli di una volta, la mia giornata è cambiata radicalmente.
Non sono più io. A volte fingo di esserlo…a volte la maschera che indosso cade in mille pezzi.
A volte alcune giornate sembrano essere di 48 ore.
L’unico momento di pace è quando vado a trovarla al cimitero.
Vado tutti i giorni, le compro sempre dei palloncini, le metto sempre dei pupazzetti, le cambio ogni giorno i fiori.
È come se mi prendessi cura di lei. È il mio tempo per lei.
Dopo quasi 10 mesi inizio a pensare a lei con un sorriso…piango di meno, lei mi ha donato tanto, a modo suo mi ha fatto capire cosa significa amare ed essere amati.
Non sono sicura se un giorno diventerò di nuovo mamma.
Ma adesso mi basta essere la tua mamma.
Un giorno ci rincontreremo amore mio.
Il nostro non sarà mai un addio… perché tu vivi in me.
Vivrai attraverso i miei occhi, vivrai nell’amore di mamma e papà, vivrai in ogni nostro bacio, una carezza, un sogno.
Tu vivrai sotto un’altra forma.
Ti amiamo immensamente… e ti ameremo per l’eternità.
Mamma Valentina.
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🌟Guido le mamme nel percorso di elaborazione del lutto perinatale, durante la gravidanza arcobaleno e post maternità a ricreare l’equilibrio.
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La Coach sul Lutto Perinatale
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Educatrice del Femminile.
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