La storia di mamma Francesca e Leonardo Maria

Questa è la storia di Leonardo Maria, pesava 3.800 gr e aveva le guance paffute. Lo amerò per sempre.

Leonardo Maria con gli occhioni, le ciglia lunghe e le guance paffute

Dopo un intervento per endometriosi nel 2014 i medici mi dicono di provare ad avere un bambino perché quello era il momento migliore.

Stavamo insieme da 5 anni, lui viveva a Lodi e io a Piacenza.

Volevo tanto convivere con lui e avere un figlio, quindi con un po’ di incoscienza, visto che avevo un contratto a tempo determinato, decidiamo di andare in affitto per provare a metter su famiglia!

Proviamo per 2 anni, prendevo la temperatura basale e facevo test di ovulazione, ma niente il ciclo arrivava sempre ogni mese.

Il mio ginecologo a quel punto ci indirizza in un centro di pma.

La prima stimolazione ha portato a 3 transfer effettuati sia a fine 2016 che a inizio 2017 ma tutti e 3 con beta sempre negative… cado in disperazione…

Iniziano gli attacchi di panico forti e ho sempre paura di uscire, inizio a prendere gli ansiolitici e una dose blanda di antidepressivo, ma stavo male comunque, anzi forse ero peggiorata!

Nel frattempo decidiamo di distrarci organizzando il nostro matrimonio.

Passato un altro anno e mezzo, nella quale ho staccato da tutto, a dicembre 2018 riproviamo con una nuova stimolazione, stavolta con grande sorpresa (anche della ginecologa) rimango incinta.

Potete immaginare la nostra gioia dopo anni di ricerca!

Dopo un periodo buio ho rivisto la luce…Finalmente! I miei attacchi di panico spariscono!

La prima eco rivela che sono due gemelli ma che uno di sicuro si riassorbirà perché è bradicardico.

A 8 settimane infatti perdo un bimbo. “Pensiamo al fratellone” dice il ginecologo: “Lui si che è forte!”.

9 mesi stupendi

Passano 9 mesi stupendi tra ansie (trasmesse leggendo sul web, maledetto internet!) per infezioni che fortunatamente non ho mai avuto.

Paura matta per la toxo (mi lavavo le mani 30 volte al giorno visto che ho un gatto).

Temevo di potergli trasmettere qualche infezione e non me lo sarei mai perdonata, quindi facevo visite su visite.

Prelievi per rilevare la Toxoplasmosi anche 2 volte al mese, ovviamente vista la paura mangiavo tutto cotto, non si sa mai.

Ho passato 41 settimane di pura gioia mista ad ansia, mi vedevo con il mio pancione e mi sentivo bella e forte!!

Arriva il  giorno dello scollamento delle membrane (martedì), perdo un po’ di sangue per tutto il giorno, quindi vado in pronto soccorso per farmi controllare.

“Tutto a posto” mi rassicurano! Il giorno dopo tutto ok, lui ha il singhiozzo quindi sta bene!!

Non si decide a nascere. La notte ho un po’ di mal di pancia da ciclo e lui si muove molto, forse il travaglio stava finalmente partendo, forse quei dolori preannunciavano la sua nascita.

Ma non erano forti perché non mi tenevano neanche sveglia, ero in dormiveglia e poi mi sono addormentata.

Al mattino panico, non si muove

Al mattino (giovedì) il panico…lui non si muove.

Gli muovo il piedino, niente, mi sdraio sul fianco, mangio qualcosa di dolce ma niente da fare!

Vado in pronto soccorso e lì sento la frase che mai avrei voluto sentire: “Non c’è battito”.
“Ma come non c’è  battito? Dovevano indurre il parto 2 giorni dopo?!”, mi giro verso mio marito e urlo il suo nome.

Non mi sono sentita di provare l’induzione dopo tutto quello che avevo passato, avevo paura di non riuscire psicologicamente a sopportare un parto così intenso temevo di diventare matta!

Non volevo vedere il mio bimbo, avrei fatto finta che non fosse mai successo, che lui non fosse mai esistito… pregavo per il cesareo!

Da quel momento io e Leonardo diventiamo cavie da laboratorio: ci fanno una serie di esami dai più invasivi (amniocentesi) ai tamponi, ai semplici prelievi.

Poi ci lasciano in una stanza da soli finché non arrivano con la barella e il catetere per prepararmi all’intervento.

Leo nasce alle ore 16.17 del 10.10.19.

In sala operatoria il clima era sereno, c’era anche la musica accesa.

L’anestesista cercava di fare la simpatica (cos’aveva da ridere poi) io ero come in uno stato di trance.

Sento il momento in cui lo tolgono da me…per sempre.
Quando rientro nella sala dove abbiamo aspettato il cesareo trovo la primaria che insiste perché io lo veda: “È bellissimo”, mi dice.

Era davvero il più bel bimbo del mondo.

Era davvero il più bel bimbo del mondo.

L’ho tenuto in braccio per un momento e poi l’ho lasciato andare via per sempre.

Non so spiegare il motivo, ma quel bambino non lo sentivo mio. Lo sentivo come un estraneo.

Forse il mio cervello stava usando un meccanismo di difesa per proteggermi ancora di più dal dolore.

L’autopsia ha rivelato che è morto per asfissia causata dal cordone intorno al collo, ma avendo fatto denuncia stiamo ancora indagando.

Il ritorno a casa è stato devastante, mio padre aveva portato via tutte cose di Leo. La casa era vuota come mai prima e faceva un silenzio assordante.

Mi trascinavo in giro ciondolando, cercando di dormire il più possibile per non dover pensare.

Il 19 ottobre il suono degli avvitatori (che ho ancora nelle orecchie) sigillavano il mio cuore insieme alla piccola bara bianca.

Poi il corteo verso il cimitero e da lì il buio.

Lui si chiamava Leonardo Maria (come mia nonna).

Pesava 3.800 gr e aveva le guance paffute, gli occhioni e le ciglia lunghe.

Sono passati 8 mesi, tornassi indietro lo stringerei forte a me e gli bacerei tutte quelle guanciotte.

Lo amerò per sempre.

di Francesca C.

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Sara Barletta –
La 1° Coach sul lutto perinatale in Italia

🌟Guido le mamme nel percorso di elaborazione del lutto perinatale, durante la gravidanza arcobaleno e post maternità a ricreare l’equilibrio.
Camminiamo insieme oltre il lutto e verso la rinascita.


La Coach sul Lutto Perinatale

Mamma tra cielo e terra.
Educatrice del Femminile.
👁 Risvegliatrice d’intuito.

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